Il Territorio

Le Marcite di Norcia: agricoltura intensiva dei Benedettini

I Monaci Benedettini, nel Medioevo, inventarono un sofisticato servizio di irrigazione: probabilmente, in realtà i religiosi ripresero una struttura preesistente di epoca romana. L'acqua sorgiva, costantemente a 10 gradi, permetteva di produrre sette raccolti l'anno, l'ultimo dei quali veniva lasciato marcire per concimare il terreno. Da qui il nome le Marcite di Norcia.

Oggi sono prati palustri e cotica erbosa molto compatta e profonda (loglietto, ventolana, ranucolo, dente di leone e altre specie). L'aspetto caratteristico delle Marcite è il verde sempre vivo della vegetazione, in tutte le stagioni. In particolare, è molto suggestivo il contrasto tra l'ambiente circostante e quello delle Marcite in inverno e nel colmo dell'estate secca. Le acque che convergono in questa zona si suddividono in piccoli canali che inondano i prati palustri andando a formare poi il fiume Sordo

Le marcite di Norcia sono l'unico esempio dell'Italia peninsulare e sono del tutto simili a quelle della pianura lombarda. Permettono di ottenere fino a una decina di sfalci all'anno di fieno. Le marcite si possono visitare sia a piedi sia in bicicletta: l'escursione dura un paio d'ore. Si parte dalla chiesa della Madonna di Cascia e, dopo poche centinaia di metri, si attraversano i prati che sono ancora coltivati a marcite. Non lontano, in un edificio, è stato creato una sorta di museo e centro di didattica ambientale, con alcuni pannelli scritti e corredati di fotografie che raccontano la storia di questi prati. 

Dopo aver visto i quattro mulini tuttora esistenti e ristrutturati (ce n'erano 15 all'inizio del Novecento), la visita alle marcite si conclude a Porta Romana, dove si risale la strada passando tra salici, canneti, pioppi e cipressi. I mulini permettevano ai contadini di macinare grano e biade.


Nella foto: la piazza San Benedetto di Norcia. Norcia, Perugia, Umbria

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